domenica, luglio 02, 2006

Una catastrofe

Kerman - Corpi distesi per terra, malamente avvolti nelle coperte. Questa e’ la prima immagine dell’Iran devastato dal terremoto. Quando, dopo nove ore massacranti di viaggio, su un C-130 strapieno di mezzi, siamo atterrati a Kerman abbiamo subito toccato da vicino il dramma di un popolo. Colpito, sbandato, senza difese. E quando, dopo un altro breve volo, siamo arrivati nel centro dell’inferno, a Bam, il dramma e’ apparso subito chiaro. Una grande confusione. Neppure il governatore sa quanti siano i mort, figuriamoci i feriti e i senzatetto, non sa neppure quanti siano i soccorritori. I nostri della protezione civile, grandi esperti, al primo sopralluogo hanno subito individuato una localita’ completamente isolata, Baravat, dove ci sono sicuramente tante vittime ma forse ci sono anche superstiti. Domani all’alba cominceranno a cercare: i vigili del fuoco e i cani. Stanno per arrivare anche due ospedali da campo, uno della croce rossa. E mi sento quasi a casa. Sono stanchissimo, preoccupato per le comunicazioni (chissa’ se riusciro’ mai a mandarvi queste note e un’immagine per la tv), seccato per i controlli iraniani in un paese dove tutto e’ rigorosamente controllato. E poi affamato, infreddolito, scosso dal vento del deserto. Sta per arrivare capodanno. Menomale che sono circondato da amici. Ma qui e’ proprio tutto lontano, molto lontano. 27 dicembre 2003

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