martedì, luglio 04, 2006

In montagna





Tehran - Mi capita spesso. Quando sono in giro per Paesi molto distanti (culturalmente) da noi ho l'abitudine di avvicinarmi più possibile alle abitudini locali. Così stamattina con Norberto abbiamo deciso di passare la giornata festiva (il venerdì mussulmano) esattamente come la passano le famiglie di Tehran. Siamo andati in montagna. Non che poi sia molto diverso da noi: sono cresciuto al mito del "fuori porta". Qui, in cerca di refrigerio, si va verso le montagne che circondano la capitale. Non chiedetemi dove, ma so che era la strada per Lavasan e che siamo andati fuori per una cinquantina di chilometri. A differenza di molte famigliole che abbiamo incontrato, in onore alla nostra inguaribile borghesità, non abbiamo apparecchiato in uno dei tanti prati della zona, ma ci siamo fermati al primo ristorantino che ci piaceva, vicino a un fiumiciattolo. Scelta azzaccatissima. Abbiamo mangiato costolette d'agnello mai trovate così buone e colto ciliegie direttamente dall'albero, da noi privilegio di pochi. Abbiamo dunque celebrato degnamente la giornata di festa, prendendoci qualche ora di vacanza dopo una settimana di lavoro tutto sommato duro. Per stasera, lo dico in un orecchio, cercheremo un ristorante italiano. E' ora di soddisfare anche la voglia di spaghetti, nota malattia italiana. Dicono che ce ne siano almeno due ottimi e frequentatissimi.

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