martedì, luglio 31, 2007

Momento difficile per i giornalisti

Teheran ha, oggi, confermato la condanna a morte dei due giornalisti curdi, Hiwa Boutimar e Adnan Hosseinpour, condannati all'impiccagione per essere "mohareb", ovvero nemici di Dio. A confermare la sentenza emessa lo scorso sedici luglio dal tribunale di Marivan, nel Kurdistan iraniano, è stato il portavoce del potere giudiziario, Alireza Jamshidi. Lo stesso portavoce non ha però chiarito se la Corte suprema ha confermato la pena, come previsto dalla legge iraniana. Le accuse mosse contro i due giornalisti sono azioni contro la sicurezza nazionale e contatti con organizzazioni sovversive. Uno dei due condannati, Adnan per l'esattezza, che lavorava per il settimanale Asu, chiuso da due anni, è stato inoltre accusato di spionaggio per i suoi contatti con alcuni media stranieri.
Una giornalista curda, redattrice della rivista 'Namay Vaght Kirmanshah', sarebbe stata rapita, aggredita e poi rilasciata in fin di vita in una stradina del quartiere Hafezieh di Kirmanshah, città del Kurdistan iraniano. La notizia, non confermata da altre fonti, è stata diffusa dall'Iran Press News, agenzia con sede a Bruxelles. La redazione del settimanale non ha voluto confermare o smentire l'aggressione alla giornalista.
Due noti giornalisti riformisti, Massoud Bastani e Farshad Ghorbanpour, sono stati arrestati questa mattina a Teheran per ordine della Procura della capitale iraniana: Ë quanto riporta il sito di 'Advar Tahkim Vahdat', la più importante associazione degli studenti universitari della Repubblica Islamica. Proprio ieri, il capo della polizia, Esmail Ahmadi Moghaddam, aveva annunciato un nuovo giro di vite per la stampa indipendente. "La quarta fase della campagna per la sicurezza e moralizzazione - aveva detto Ahmadi Moghaddam - colpirà tutti quelli che mettono in discussione l'operato delle autorità". Ahmadi Moghaddam, aveva avvertito che "le forze dell'ordine, tengono sotto osservazione qualunque persona e mezzo di comunicazione che pubblichi informazioni tendenziose, allo scopo di gettare l'ombra sull'operato della polizia e di alimentare la diffidenza della cittadinanza nei confronti dello Stato". Il capo della polizia aveva anche annunciato "azioni adeguate nei confronti di tutte quelle persone e quelle istituzioni che criticano il governo, rafforzando con le loro critiche l'azione dei nemici della rivoluzione".

mercoledì, luglio 18, 2007

Due giornalisti condannati a morte

La notizia è di poche ore fa : il Tribunale della Rivoluzione di Sanadaj , in Iran, ha condannato a morte due colleghi di etnia curda. Adnan Hosseipur del settimanale Asu è accusato di attività sovversive, mentre Hiwa Boutimar di aver collaborato a pubblicazioni clandestine. I due giornalisti non appartengono a gruppi terroristici o supposti tali, ma al Partito Democratico del Kurdistan,membro dell'Internazionale Socialista. Secondo Amnesty International sono 177 le persone giustiziate dai Tribunali della Rivoluzione iraniani solo nel 2006. Si tratta di uno sterminio ,che si unisce a una politica di vero e proprio terrore attuata nei confronti di ogni tipo di oppositore e sui media con tutte le forme di repressione conosciute. Stefano Marcelli Professione Reporter

domenica, luglio 15, 2007

La congiura dei giornali

Nell’eco delle proteste internazionali sollevate dalla decisione del ministro dell’Orientamento della Repubblica Teocratica Iraniana, Mohamed Saffar-Harandi, di sospendere le pubblicazioni di alcune tra le piu’ note e diffuse testate giornalistiche del Paese, sono passate inosservate due notizie di ordinaria repressione quotidiana che la dicono ancora piu’ lunga sullo stato della societa’ iraniana, nell’anno ventottesimo dell’era degli ayatollah. Giovedi scorso, nella sua casa di Teheran, e’ stato arrestato Abbas Hakimzadeh, dirigente dell’associazione islamica degli studenti universitari e leader del movimento studentesco per la democrazia. La sigla, forte della partecipazione di centinaia di studenti e studentesse, che nel dicembre dell’anno scorso all’universita’ della capitale iraniana aveva contestato apertamente il presidente Mamhoud Ahmadinejead, li’ convenuto per l’inaugurazione dell’anno accademico di una facolta’ scientifica. Abbas e’ stato prelevato dalla polizia politica mentre stava per recarsi in facolta’, e da allora la sua famiglia non ha piu’ notizie. Negli stessi giorni, una studentessa di giornalismo dell’universita’ di Quebec, Mehrnoushe Solouki, nazionalita’ franco-iraniana, e’ stata posta agli arresti domiciliari dopo essere stata detenuta per un mese intero nella prigione di Evin, in isolamento, senza materasso, e con la luce della cella sempre accesa. Nella Condorelli Articolo21

martedì, luglio 10, 2007

La verità su Zahra


Quattro anni dopo l'omicidio della fotoreporter irano-canadese Zahra Kazemi, la Corte suprema di Teheran dovrà prossimamente pronunciarsi sulla possibilità dell'apertura di un nuovo processo, dovuta alle gravi irregolarità che hanno intaccato il verdetto della Corte di appello che aveva condannato a una pena lieve un agente dei servizi ritenuto unico colpevole della morte della giornalista. Zahra Kazemi, 54 anni, era stata arrestata il 23 giugno 2003 mentre stava fotografando delle famiglie di detenuti davanti alla prigione di Evin, a nord della capitale. La fotoreporter era deceduta il 10 luglio in seguito a una emorragia celebrale dovuta alle percosse subite nella detenzione. Le autorità penitenziarie avevano in un primo tempo affermato che la morte della giornalista era stata causata da una caduta accidentale. In seguito avevano ammesso che era stata picchiata. Il corpo della Kazemi era stato seppellito frettolosamente in Iran e a nulla erano valse le proteste dei familiari in Canada per riavere il corpo della congiunta.