lunedì, novembre 22, 2010

Le campionesse del kabaddi



Le iraniane (in rosso e velate) contro le rappresentanti di Taiwan nel torneo di kabaddi ai 16mi Giochi asiatici in corso di svolgimento a Guangzhou. Il kabaddi è un gioco originario dell'India, diffusissimo anche in Pakistan e in Bangladesh, ma popolare anche nel resto dell'Est asiatico. Il kabaddi consiste nell'inviare un giocatore nella metà campo avversaria e cercare di isolare un avverario da una catena che hanno formato. A questo punto l'attaccante deve cercare di tornare nella propria metà campo prima di essere bloccato dagli avversari (Epa/Azubel)

martedì, agosto 24, 2010

Silenzio totale sugli oppositori

TEHERAN - I giornali iraniani non potranno più pubblicare i nomi, le foto e qualunque notizia riguardi l'ex presidente riformista Mohammad Khatami e i leader dell'opposizione Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi. La notizia è pubblicata da un sito web dell'opposizione, che cita un documento governativo.La decisione, "urgente e riservata", sarebbe stata presa dal ministero della Cultura il 18 agosto. Il documento è indirizzato a tutti gli editori di giornali e agenzie di stampa in Iran e vieta loro di pubblicare qualunque notizia che riguardi i candidati presidenziali sconfitti e l'ex presidente Khatami.

domenica, agosto 15, 2010

Il forfait di Soleimani

Dovevano essere i giochi che avrebbero educato i giovani alla via della pace. Invece hanno riprodotti tutti i difetti dei tradizionali Giochi olimpici. Se non peggio. La prima edizione delle Olimpiadi della Gioventù, competizione organizzata dal Cio per i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, apertasi il 14 agosto a Singapore e che terminerà il prossimo 26 agosto, è stata travolta da un vero e proprio scandalo diplomatico. Protagonisti della vicenda due Paesi che sono ai ferri corti sullo scacchiere internazionale, vale a dire Israele e Iran. Mohammad Soleimani, iraniano, è una vera promessa del taekwondo. Tanto che riesce a vincere facilmente i combattimenti preliminari fino alla finale, dove però avrebbe dovuto incontrare l'israeliano Gili Haimovitz. Soleimani è il favorito: ma poco prima della gara per il titolo c'è un colpo di scena. L'atleta iraniano non si presenta, ufficialmente per un infortunio. Medaglia d'oro all'israeliano che vince senza combattere. Un infortunio diplomatico, per evitare un confronto con un'atleta di un paese odiato? C'è il sospetto. Che diventa certezza qualche minuto dopo, al momento della premiazione che doveva assegnare l'oro a Haimovitz e l'argento a Soleimani. Che però non si presenta: ufficialmente per un ricovero d'urgenza in ospedale.

giovedì, agosto 12, 2010

La confessione (falsa?) di Ashtiani

Confessa. Confessa sulla tv di stato Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata in Iran alla lapidazione per adulterio. Nella sua lingua madre, l’azero, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha raccontato di essere stata complice nell’omicidio del marito e di aver avuto una relazione con il cugino del coniuge. Nell'intervista trasmessa mercoledì alle 20.30, la donna, che aveva anche ricevuto un'offerta di asilo dal presidente brasiliano Lula, oltre ad autoaccusarsi ha criticato la stampa occidentale per essersi intromessa nella sua vicenda. L'intervista è stata trasmessa il giorno dopo la richiesta all'Iran di Hillary Clinton di rispettare i trattati in riferimento ai diritti dei propri cittadini e di porre fine alle esecuzioni. L'avvocato di Ashtiani denuncia che la donna sarebbe stata costretta a confessare nel tentativo di salvarsi la vita. L'avvocato, Houtan Kian, ha detto che la donna è stata torturata per due giorni nel carcere di Tabriz, da dove è rinchiusa da quattro anni, prima di rilasciare l'intervista trasmessa durante il programma tv dal titolo 20:30. E la prova, secondo alcuni osservatori, è che nell'intervista ha condannato i media occidentali per le loro interferenze nella sua vita privata. Si teme ora che le autorità iraniane accelerino le procedure per eseguire la condanna a morte.

mercoledì, agosto 11, 2010

Nasce la televisione che sfida il regime

Le conferenze stampa del leader dell’opposizione, le immagini delle proteste, il pensiero di chi, in pubblico, non può parlare. A trasmettere la voce dell’opposizione dell’onda verde in Iran è Rasa Tv, un’emittente nata per sfidare il regime e la censura del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Una televisione che trasmette su satellite e su web, per informare gli iraniani su ciò che veramente accade nel loro Paese. Rasa Tv “vuole fornire notizie agli iraniani in modo schietto. Diffondere e amplificare le idee del popolo e discutere i problemi del Paese”: questa la missione dell’emittente verde confermata sul blog di alcuni dissidenti “The green Voice of Freedom”. Il nome Rasa sta per “Resan-e Sabz-e Iran” e vuol dire “il media verde dell’Iran”. La piattaforma web servirà anche come luogo virtuale di scambio di idee. Le trasmissioni sono iniziate il cinque agosto. La tv ha anche una pagina facebook in lingua “farsi”, che annuncia: Rasa Tv trasmetterà la lotta degli iraniani per ottenere i diritti umani fondamentali. Proprio perché, dalla rivoluzione islamica del 1979, il regime ha fatto in modo che sui media vengano pubblicate solo notizie “appropriate” e “accettabili”: censurate tutte quelle sulla rivoluzione verde e sulle opposizioni nel Paese. Rasa Tv sarà in prima linea nel diffondere le proposte del movimento riformista, che più volte è sceso in piazza denunciando l’illegittimità dell’attuale regime. Inoltre contrasterà il monopolio dell’informazione di governo, e servirà a rendere più forte il movimento dell’onda verde nelle principali città: la capitale Teheran ma anche Tabriz, Ahvaz, Shiraz e Mashhad.

lunedì, agosto 02, 2010

L'altra Neda



La morte di Neda Agha-Soltan ha sconvolto milioni di persone in tutto il mondo. Poco più di un anno fa la studentessa iraniana fu uccisa dalle milizie di Ahmadinejad in una strada di Teheran. Su un video che fu fatto girare in rete, milioni di persone videro gli ultimi momenti della giovane donna colpita a morte da un proiettile della polizia, riversa a terra con gli occhi ancora aperti e fiotti di sangue che uscivano dal naso e dalla bocca, mentre alcune persone cercavano inutilmente di soccorrerla e un uomo vicino gridava il suo nome: "Neda!". Quell'immagine fu la prova schiacciante della brutale repressione del regime iraniano contro i milioni che protestavano contro la truffa elettorale che riportò al potere Ahmadinejad. Neda diventò l'icona del movimento di opposizione.Tra chi vide quell'immagine sconvolgente c'era un'altra giovane iraniana. Aveva un cognome simile a quello della ragazza uccisa, Soltani, e anche lei frequentava la stessa università Azad, anche se - di quattro anni più vecchia di Neda Soltan - ormai come insegnante; e anche lei veniva chiamata familiarmente Neda, sebbene il suo nome vero fosse Zahra: è molto comune oggi in Iran che donne che hanno ricevuto nomi tipicamente islamici come Zahra o Fatemeh, preferiscano farsi chiamare con nomi che non appartengono alla tradizione islamica.Non appena il video della morte di Neda venne diffuso su internet la stampa internazionale cercò di capire chi fosse quella ragazza. Dalla rete emerse così una foto di Neda Soltani, 33 anni, molto somigliante alla vittima, almeno per quanto permetteva di vedere il foulard che le copriva la testa. La sua foto fu pubblicata su internet come quella della ragazza uccisa e mostrata in diversi reportage televisivi.Un errore che "ha cambiato la mia vita", racconta oggi Neda (Zahra) Soltani, ormai al sicuro in Germania dove ha ottenuto asilo politico. segue

martedì, luglio 06, 2010

Appello dei figli di Sakineh

La disperata richiesta di aiuto per la loro madre da parte dei due figli è l’ennesimo segnale della gravità della condizione in cui versano le donne vittime dell’estremismo religioso. La donna iraniana, 43enne, si chiama Sakineh Mohammadi Ashtiani ed è stata condannata alla pena di morte per lapidazione dopo un’accusa di adulterio. Nel maggio 2006 aveva ricevuto 99 frustate perché accusata di rapporti extra coniugali con due uomini e, così, ieri Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di fermare l’esecuzione imminente della donna, madre di due ragazzi, e l’impiccagione di un’altra donna che ha affermato di essere un’attivista politica. Nonostante questo, però, la donna è stata condannata perché, secondo del codice penale islamico dell’Iran, l’adulterio è punito con la lapidazione o la fustigazione, mentre omicidi e altri reati come il traffico di droga sono puniti con l’impiccagione. Ora, l’ultimo drammatico appello arriva dai due figli della donna.
Per favore aiutateci a porre termine a questo incubo e a non farlo diventare realtà. Spiegare i minuti e i secondi delle nostre vite è molto difficile. Le parole perdono il loro significato in questi momenti di agonia. Aiutateci a salvare nostra madre.
Sajad, 20 anni, e Farideh, 16 anni



La condanna a morte per lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani sarà rivista. La donna doveva morire perché colpevole di adulterio, ma il regime iraniano ha deciso di rivedere la sentenza inflitta nel 2007. "Le condanne quali quella alla lapidazione verranno attentamente riviste e probabilmente cambiate", ha detto all'Irna il responsabile diritti umani, Mohammad Javad Larijani, facendo particolare riferimento al caso di Sakineh, riconosciuta colpevole di adulterio nel 2006. Tg1