martedì, luglio 04, 2006

La galleria di Parchin

Parchin - L’Iran nasconde siti atomici in una “galleria lunga e profonda”, appositamente costruita a Parchin (sud-est di Teheran) dove l’uranio verrebbe arricchito con tecnologie laser. La galleria è a sua volta coperta da costruzioni per meglio occultarla. La notizia è stata data qualche mese fa dal presidente della Commissione esteri del Consiglio Nazionale della rivoluzione iraniana (Cnri), Mohammad Mohdesin che ha invitato l’Unione europea a chiedere immediatamente a Teheran la possibilità di una ispezione a Parchin. Basandosi su “informazioni fondate ricevute dalla resistenza iraniana”, Mohdesin sostiene che l’Iran sta “procedendo velocemente” nell’attuazione di progetti per la produzione di plutonio. In sostanza, denuncia il Cnri, “il regime lontano dagli occhi dell’Aiea sta terminando la fabbrica di acqua pesante con cui produrre circa 10 kg di plutonio, utile per la bomba atomica, ogni anno”. Teheran, che ha in corso trattative da oltre un anno e mezzo con Francia, Germania e Gran Bretagna, ha sospeso temporaneamente le attività per dotarsi di un ciclo di arricchimento dell’uranio - che puo’ essere usato sia per alimentare centrali sia per costruire ordigni atomici - ma ha sempre detto di non volere rinunciarvi definitivamente. Le autorità di Teheran hanno fornito informazioni “non sufficienti” sul livello tecnologico cui gli scienziati iraniani sono arrivati nell’arricchimento dell’uranio: la denuncia è del direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare (Aiea), Mohamed ElBaradei, secondo il quale “l’Iran ha fornito alcune documentazioni ed informazioni supplementari, che non sono ancora sufficienti a rispondere a diverse domande in sospeso”. Nel riferirne al Consiglio dei Governatori dell'Aiea, ElBaradei ha annunciato che intende chiedere alle autorità di Teheran di agevolare “ulteriori indagini sui siti di Parchin e Lavizan-Shian”: si tratta di siti militari, dove gli ispettori dell’Aiea avevano già svolto alcune verifiche, per poi esserne respinti quando si ripresentarono per un’ispezione successiva. La questione si impernia sull’acquisizione di centrifughe P-2 per l’arricchimento dell’uranio, di cui l’Iran si è dotato: sono centrifughe più veloci di quelle tradizionali, in grado di produrre combustibile per la produzione di energia elettronucleare per utilizzazioni civili, ma anche di fornire il nucleo radioattivo per le reazioni a catena di bombe nucleari. “Il mese scorso - ha detto ElBaradei – l’Aiea ha ricevuto da un altro stato membro un quantitativo di parti di centrifughe, sulle quali noi avevamo svolto campionamenti ambientali”. Lo “stato membro” in questione è il Pakistan, a quanto si apprende da funzionari dell’Aiea. Ed era stato il “padre” della bomba atomica pakistana, Abdul Qadeer Khan, a vendere all’Iran le centrifughe, che sono macchine utilizzabili per rendere più puro l’uranio da impiegare nelle centrali elettro-nucleari civili, o nelle bombe. Simona Maggi 2 agosto 2005

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