lunedì, luglio 24, 2006

La guerra in Libano

Teheran - La linea ufficiale di Teheran dice che la Repubblica Islamica con questa guerra non c'entra. Per essere espliciti non sono iraniani i missili che cadono su Israele come invece sostengono Washington e lo Stato ebraico. E non importa se il presidente Mahmud Ahmadinejad in persona inneggia all'eroismo dell'Hezbollah, invita gli «israeliani a fare le valigie» e sostiene che lo Stato ebraico «ha ormai schiacciato il pulsante della sua autodistruzione». Non importa. È solo un «sostegno morale», spiegano i diplomatici di Teheran. Devono invece contare le assicurazioni del capo di Stato Maggiore, il generale Hassan Firouzabadi, «l'Iran non parteciperà alla guerra», e le prove di un coinvolgimento materiale dell'Iran. Prove che nessuno ha ancora mostrato. Unica falla, nella dichiarata neutralità militare di Teheran, è rappresentata da quelle due dozzine di «aspiranti martiri» andati in Libano per immolarsi contro i «diavoli sionisti». Volontari della Guerra Santa, ma precisa Mohammad Ali Samadi, portavoce del Quartier Generale per la Gloria dei Martiri, «senza alcun rapporto con l'Hezbollah e tantomeno con il governo iraniano». Andrea Nicastro Corriere.it

1 commento:

Anonimo ha detto...

Reazioni e dichiarazioni forse eccessive ed incomprensibili ai più ma a tutto c'è una ragione ( a parte l'analisi di Nicastro che appare un tantino faziosa).
Mi vengono in mente le parole di Andreotti al senato che ha detto ,riferito ai kamikaze palestinesi, "Se fossi vissuto per 50 anni in un campo di concentramento anch'io probabilmente sarei diventato un terrorista". Naturalmente non voglio giustificare nulla ma capire si. Per combattere un fenomeno lo si deve prima comprendere, capirne le radici, le cause. Sennò si fa solo della sterile propaganda e la si spaccia per lotta al terrorismo,non risolvendo nulla ed anzi aggravando il problema (l'Iraq insegna)