martedì, luglio 04, 2006

Tra passato e futuro

Bandar Abbas - Una lunga barba bianca. Una pelle olivastra piena di rughe. Novantaquattro anni passati a lottare per una democrazia che di fatto non è mai arrivata. E’ Terancy lo conosco da ventiquattro anni. Nella sua casa si sentono degli intensi odori di incensi. Mi riconosce. Mi accoglie nel salone dove al centro c’è un tappeto dai toni rossi tendenti all’amaranto. Mi viene incontro seduto su una sedia a rotelle. Mi invita a sedermi in terra. Mi fissa con occhi vitrei. Mi invita a guardare fuori dalla finestra il golfo persico. I colori vanno dal turchese al blu intenso. La sua voce è fioca sembra che faccia fatica a parlare. Fissa il vuoto il nulla. “I miei occhi – spiega – hanno visto la rivoluzione del 1979. Ho conosciuto lo Scià. Voleva cambiare volto all’Iran. Non ce l’ha fatta. Poi l’era Khomeini e preferirei non commentare. Ho visto la mia terra retrocedere culturalmente. I cittadini erano costretti a vedere soltanto il nostro canale e tutte le altre reti televisive erano oscurate. Poi c’è stato un passo in aventi con il successore. Adesso i miei occhi sono costretti a vedere nuove cose. Le mie orecchie ad udire nuove prese di posizione. Sono sicuro comunque che il presidente Mahmoud Ahmadinejad non ha intenzione di arrivare ad uno scontro diretto con l’occidente”. Si ferma un attimo. Sorseggia il suo te. Poi riprende a parlare a cercare di far capire il suo mondo e le varie sfaccettature. “Vedete per noi esistono molti principi. Il nostro presidente durante la campagna elettorale aveva parlato di continuare il programma dell’arricchimento dell’uranio. Lui non vuole venir meno alle promesse quindi deve continuare. Sa benissimo che quello che ha dichiarato avrebbe portato ad una frattura tra il nostro Stato e il mondo. Ma sa anche bene che di fatto non si spingerà oltre certi limiti. Se ci sarà un tavolo in cui si discuterà dell’Iran è naturale che poi ogni Stato dovrà votare. Molti di quelli presenti all’Unione europea hanno di fatto dei rapporti con noi. Potrei fare un esempio la Russia che ci sta dando una mano per la costruzione di una centrale nucleare. Sono convinto che è un modo quello del presidente di far capire al mondo l’importanza dell’Iran e di considerarla come mai nessuno l’ha presa in considerazione”. Simona Maggi 21 novembre 2005

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