martedì, luglio 04, 2006
Chi ha detto che non c'è Internet?
Tehran - La prima notizia è che è più facile collegarsi qui che da Bari, dove stavo due notti fa. Ho il modem in camera, tutto gratis, nessuna limitazione, vado in giro come mi pare per il web. Scrivo al volo, ancora frastornato dal sonno, solo per rifarmi vivo con la tribù. Sto qui da poche ore ma gli spunti sono già tanti. L'Iran resta uno dei Paesi in assoluto più intriganti per un cronista che vuole capire dove va il mondo. Una realtà importante che sta di fronte a un bivio. Un pò mi sento al fronte e un pò a casa. Non che, insomma, sia tutto agevole. Per esempio per un giornalista televisivo non è così facile lavorare. Ci vogliono permessi su permessi, ma in fondo è capitato anche a New York dove sono stato nove ore in fila per essere accreditato ai tempi delle Torri Gemelle. Diciamo che l'handicap vero qui è la burocrazia, allucinante, ma noto l'intenzione specie da parte dei giovani di liberarsi di un peso. Paese di paradossi odiano gli Stati Uniti ma la moneta ufficiale è il dollaro, le sigarette preferite le Marlboro e la bevanda, naturalmente, la Coca Cola. Il problema vero è l'economia che va risanata,ma mi pare che pure questo sia un discorso comune. Altro paradosso è la voglia di immagine: da una parte vogliono rimirarsi all'estero, dall'altra ci sono le sparate devastanti. Oggi ho vissuto con loro il dolore, autentico, della sconfitta ai mondiali con il Portogallo. Anche il calcio puàò essere un passaporto, ma non è andata bene. Finisco queste note schizofreniche, istintive, con un'immagine che ho dentro. La piscina. Sotto la mia camera ho la vista di una piscina stupenda ma desolatamente vuota. Appena scarico le foto ve la faccio vedere. Mi è tornata alla mente quella del "Palestine", i discorsi con Enzo su questa strana vita da zingari. Ne parlavamo in Iraq e c'era lo stesso caldo asfissiante, c'era anche lì Norberto, come qui. Purtroppo però manca Enzo. Mi mancano i suoi occhi, ma non mi mancano le granate che ci piovevano in testa. Quando dall'aereo, scortato da due caccia, ho visto Teheran dall'alto quella distesa di luci mi ha ricordato, con terrore, i lampi di guerra su Baghdad. Mai più, per nessuna ragione, voglio altri lutti e altre rovine.
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