martedì, luglio 04, 2006

Rapporto dall'Iran di Ahmadinejad

Tehran - Questa mattina ho fatto un giro per la città. Tutto sembra diverso. Eppure il fascino è sempre lo stesso di qualche mese fa. E’ cambiata naturalmente qualcosa. Una trasformazione sottile che già era nell’aria quando il presidente Mahmoud Ahmadinejad incontrò il leader dell’Iraq. Ora sia nei bazar che nelle strade l’unico argomento di discussione è l’affermazione fatta dal presidente Mahmoud Ahmadinejad: “Vorrei vedere Israele cancellata dalla carta geografica”. Un fatto che in questo momento sta creando una spaccatura tra l’occidente e il mondo arabo. Inoltre il presidente ha ribadito a chiare note che vuole continuare il programma del nucleare. “Noi – spiega – non abbiamo mai negato agli ispettori di visitare le nostre centrali. Il nostro scopo è quello di usare l’uranio per scopi pacifici”. Il presidente non sembra assolutamente fermarsi o scendere a compromessi e prosegue per la sua strada. A Teheran tutti parlano e tutti sono consapevoli dei rischi che potrebbero venirsi a creare ma condividono le idee del leader. Ho camminato per la città in cerca di notizie per capire cosa realmente stia accadendo. C’è chi parla di una crisi all’interno del paese chi invece di programmi politici: far diventare l’Iran importante a livello mondiale. Mi sono trovata in piazza Enghelab, conosciuta per gli scontri tra studenti, a ridosso della città universitaria di Teheran. La mia attenzione è stata catturata da due ragazzi. Carnagione olivastra. Capelli neri come l’ebano. Vestiti in maniera semplice: camicia e pantalone. Sotto il braccio avevano alcuni quotidiani locali. Si guardavano intorno come se avessero paura di essere ascoltati. Parlottavano tra di loro ma l’argomento era chiaro il soggetto era Mahmoud Ahmadinejad. Ho cercato di capire. Il nucleare sostenevano che era un progetto di cui il presidente aveva ampiamente discusso durante la campagna elettorale. Inoltre sostenevano che la maggior parte dei cittadini è con il presidente in tutte le sue decisioni. Intanto c’è attesa per nuove dichiarazioni del presidente. Simona Maggi 1 novembre 2005

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