domenica, agosto 05, 2007
Teheran respinge le accuse
«Ogni Paese indipendente combatte il crimine secondo le sue leggi interne, e ogni interferenza in questo campo è un'interferenza negli affari interni di un Paese». Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Mohammad Ali Hosseini, rispondendo ad una domanda dell'Ansa sulle «forti inquietudini» espresse giovedì dalla Farnesina per l'ondata di impiccagioni delle ultime settimane nella Repubblica islamica.Hosseini, interpellato durante la sua conferenza stampa settimanale, se l'è presa soprattutto con il modo usato dalla stampa occidentale per trattare le notizie sulle sentenze capitali in Iran. In particolare su quelle emesse nei confronti di due giornalisti curdi, Adnan Hassanpur e Abdolvahed 'Hiwà Butimar, il 16 luglio scorso dalla Corte rivoluzionaria di Marivan, nel nord-ovest del Paese. Per queste due condanne la Farnesina ha espresso «viva preoccupazione». «La copertura della vicenda da parte dei media occidentali - ha affermato Hosseini - si è basata su due opinioni: la prima che i due siano stati condannati in quanto giornalisti, la seconda, perché sono curdi».Ma ciò non è vero, ha aggiunto il portavoce iraniano, perchè «le sentenze emesse dalla magistratura iraniana riguardano la violazione della legge» e «non hanno nulla a che fare con l'appartenenza etnica, la professione o la carica» dei condannati. Secondo Hosseini la stampa occidentale persegue dei «fini politici», e comunque le inchieste e i processi in Iran rientrano esclusivamente «nel quadro della responsabilità della magistratura». Anche un avvocato dei due curdi condannati, Saleh Nikhbakht, ha detto nei giorni scorsi che la sentenza non riguarda la loro attività giornalistica, ma reati penali a loro contestati e che essi hanno confessato.
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