Abbiamo espresso soddisfazione per la presa di posizione della Farnesina , ribadita oggi dal viceministro Ugo Intini, che invita le autorità iraniane ad arrestare quel bagno di sangue indiscriminato che sta devastando l'antica Persia. Certo, è la soddisfazione di chi ( Information Safety and Freedom e Articolo21 ) ha lanciato una campagna umanitaria all'inizio rimasta nell'ombra, e la vede ora raccolta dal massimo livello istituzionale della politica estera italiana. C'è la speranza di poter salvare due vite umane, quella dei due giovani colleghi curdo-iraniani che rischiano la forca come "nemici di Allah" , per aver manifestato il proprio dissenso , aver rivendicato pari dignità per i cittadini della propria etnia e della propria cultura e di averlo fatto con l'arma più nobile : quella delle idee e della parola. Ma in quella nostra soddisfazione c'è anche dell'altro , che ha un significato tutto politico. L'ha spiegato bene Intini al Corriere e lo ribadiamo volentieri anche noi. In tutta questa ampia e convinta mobilitazione attorno a casi come quello di Akbar Ganji e oggi di Adnan e Hiwa , non c'è alcuna forma di ostilità nei confronti dell'Iran e del suo popolo. I nostri nemici, qui come sempre, sono l'intolleranza, l'autoritarismo, la logica che considera gli uomini in base a un'ideologia, una religione, un'appartenenza persino sessuale, invece che come tali: individui depositari di diritti intangibili a cominciare da quelli alla libera espressione e alla vita.
Su questo campo di attività,quello dei diritti umani, non esistono ne sé né ma, né parentesi, né eccezioni: ogni caso, ogni vita, ogni intelligenza sono sacri in quanto tali ed essenziali a sorreggere l'impianto generale dei diritti dell'uomo. Non c'è dubbio che questa vicenda della forca iraniana si lega alla campagna per la Moratoria Universale della Pena di Morte intrapresa dal nostro Governo con l'Unione Europea. E si lega alle celebrazioni del prossimo 60° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che il nostro Parlamento si appresta a varare. Questa scelta italiana ci riempie di orgoglio e ci sentiamo onorati di parteciparvi con questa nostra azione.Ma nella battaglia per strappare due giovani vite al boia c'è anche la volontà di affermare la ferma contrarietà all'ideologia dello scontro fra civiltà, alla logica del muro che dovrebbe dividere noi Occidentali, protetti, garantiti e qualificati da un sistema di diritti civili, e gli altri, Orientali, brutti,sporchi e cattivi, votati alla dittatura, all'integralismo, destinati dalla nascita alla violenza e alla barbarie. No, non ci stiamo. I diritti o sono di tutti e per tutti o non sono. Non a caso sono da sempre definiti universali.E allora dobbiamo fare una riflessione autocritica. Dallo scenario internazionale così come ci viene rappresentato sia dai media che dalla diplomazia sono assenti i cittadini, i dissidenti, i democratici che in quei Paesi si battono per la libertà e pagano questo coraggio spesso con la vita. Il teatro internazionale è diviso fra i nostri leader democratici e i loro dittatori. Le opposizioni democratiche e liberali, laiche e nonviolente, sono rimosse e quindi abbandonate a se stesse, alle vendette sanguinarie dei dittatori. Ma in Iran, così come in Libano, in Palestina, nella Federazione Russa, in Cina esistono uomini coraggiosi che vogliono solo essere liberi.Dare a loro una sponda, una visibilità, una possibilità di espressione , vuol dire sostenere un'alternativa democratica nei loro Paesi. Vuol dire offrire anche a noi un Oriente che può essere interlocutore credibile , con cui condividere prospettive future di dialogo , democrazia e pace.
C'è un sogno antico che ritorna sulle ali di questa battaglia umanitaria di oggi rivolta all'Iran e dedicata alla vita di Adnan e Hiwa . E' il sogno che nel mondo si affermi la politica degli uomini : uguali, liberi e fratelli ,a Oriente come a Occidente . Tutti con gli stessi diritti , divisi solo da storie e idee diverse che si confrontano nel dialogo.Salvare Adnan e Hiwa significa affermare che non esiste un'area ristretta e privilegiata del diritto in un mondo che ne è largamente privo. Significa combattere la logica del muro e cioè l'idea che il Bene e il Male si dividano per latitudine e non per le scelte di campo degli individui. Ci auguriamo che l'iniziativa intrapresa dalla Farnesina vada avanti con determinazione anche per questo significato politico che noi le attribuiamo. E' la speranza dei tanti iraniani che ascoltano alla radio le notizie su questa mobilitazione italiana e internazionale che cresce. Una speranza che già mette in pericolo le loro vite. Giuseppe Giulietti e Stefano Marcelli
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