martedì, dicembre 04, 2007

Ora anche la Cia smentisce Bush

Lo dico da un posto doloroso come Kabul, dove la guerra non è solo una parola da usare nelle strategie politiche ma è stampata sulla pelle della gente, e anche dei soldati occidentali che spesso ci rimettono la vita. Sulla storia dell'Iran ho espresso da tempo e più volte il mio pensiero. Lo ribadisco in sintesi: attaccare Teheran significherebbe dare ad Ahmadinejad la patente pericolosissima di leader del Grande Islam in un'eventuale, disastrosa "guerra santa". Dialogare significa invece aiutare la metà del popolo iraniano, che contrasta il fondamentalismo, ad uscire dal medioevo culturale. Insomma, sarebbe un errore politico (per non parlare dell'aspetto umanitario) devastante, ancor più di quello irakeno, nato proprio da un falso. Non sono soltanto i benpensanti a sostenere che l'Iran non costituisce un pericolo immediato e dunque un attacco sarebbe gratuito, ma ora anche i servizi segreti americani al completo. Mentre Olmert soffia sul fuoco, Bush fa orecchie da mercante. Va per la sua strada, come se tutto l'orrore non fosse sufficiente. C'è un solo sistema: bisogna lasciarli soli sulla strada della follia e non fare l'errore di seguirli come a Baghdad. Perchè da soli sicuramente non si muoveranno. E se lo facessero, se ne assumerebbero per intero le responsabilità. Compreso il rischio serio di una ritorsione di tipo terroristico.

Due anni dopo aver affermato che l'Iran era impegnato in una corsa contro il tempo per dotarsi di un'arma nucleare, l'intelligence Usa ha compiuto un netto dietrofront. Un rapporto che raccoglie le conclusioni della Cia e delle altre 15 agenzie d'intelligence americane, afferma che Teheran ha interrotto il programma nell'autunno 2003, sotto l'effetto della pressione internazionale. Il rapporto, inviato dai servizi segreti al Congresso, aggiunge che l'Iran continua ad arricchire uranio e teoricamente potrebbe sviluppare un'arma tra il 2010 e il 2015. Ma nel complesso la Cia manda un segnale rassicurante, che provoca un grattacapo alla Casa Bianca, dove solo lo scorso ottobre il presidente George W.Bush ha sollevato lo spettro della 'Terza Guerra Mondiale' se il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad non viene fermato. Gli uomini del presidente sono entrati in azione pochi minuti dopo la diffusione del rapporto: "E' una conferma che eravamo nel giusto ad essere preoccupati", ha sostenuto il consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen Hadley, aggiungendo che le conclusioni dimostrano la necessità di "continuare a mantenere la pressione internazionale" sull'Iran. Da Doha, dove partecipa - primo presidente iraniano ad essere invitato - ad un vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), Ahmadinejad ha fatto sapere che il dossier nucleare iraniano "é chiuso", aggiungendo che la questione del nucleare "é giunta al termine" e che l'Iran "non si sente assolutamente minacciato. Ansa.it L'arsenale fantasma, come in Iraq

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