venerdì, settembre 21, 2007

Il cow boy e il giocatore di scacchi

Aveva già scritto direttamente a Bush e, pare, anche a Condy. Chiedeva di discutere, di trovare un punto d’incontro. Non ha mai ricevuto risposta e adesso, qualche mese dopo quelle lettere in qualche maniera private, Ahmadinejad lancia la proposta di un dibattito pubblico con il presidente americano. Lo ha detto durante alla Tv statale iraniana. “Sediamoci insieme e discutiamo. Ho proposto di discutere all'assemblea generale delle nazioni Unite delle questioni internazionali. Il nostro obiettivo sarà quello di risolvere i problemi del mondo. Laggiu', saranno riuniti i rappresentnati di duecento Paesi e potranno giudicare". Contemporaneamente il leader iraniano ha affidato alle agenzie ufficiali nuovamente segnali di grande simpatia al popolo americano. “Noi vogliamo pace e amicizia con gli americani”ha detto testualmente. Non è finita qui. Dopo qualche ritrosia iniziale Mahmoud Ahmadinejad ha cedutoalla corte di Oliver Stone che vuole fare un documentario sui due anni di presidenza sulla falsariga del “Comandante”, l’intervista fiume a Fidel Castro.I collaboratori più stretti di consiglieri gli avevano sconsigliato di accettare perché «sebbene Oliver Stone sia unanimente ritenuto una voce dell'opposizione americana, resta, tuttavia, un prodotto del Grande Satana», cioè degli Stati Uniti. Ma Ahmadinejad ha pensato invece che il documentario potrebbe stimolare quel dialogo diretto con il popolo americano che sta cercando da tempo. Ha posto una sola condizione: tutti inserti video originali, insomma niente fiction.
Ma c’è di più. I messaggi più importanti li ha sempre affidati alla stampa occidentale. Così in un’intervista agli inglesi di “Channel 4” ha offerto anche la chiave politica per smorzare i toni (come ho riportato nel post precedente). Ha dichiarato testualmente: “Noi non vogliamo la bomba, siamo contro le bombe, in realtà dal punto di vista politico, non e’ utile … perche’ dovremmo volere la bomba? Per quale uso? Non ne abbiamo bisogno” Parlando in diretta dalla sua residenza a Teheran il presidente iraniano . ha pero’ difeso il diritto di Teheran di portare avanti il controverso programma di arricchimento dell’uranio, di cui la comunita’ internazionale chiede il blocco”. Su questo non è disposto a cedere tanto che il capo negoziatore iraniano, Ali Larijani, ha ammonito che una terza tornata di sanzioni dell’Onu contro l’Iran potrebbe mettere a repentaglio la collaborazione con gli ispettori internazionali.
La verità è che l’Iran la bomba atomica non ce l’ha e se pure dovesse cominciare adesso a produrla ci vorrebbero, secondo gli scienziati, almeno dieci anni. Dunque, anche a non credere alle sue intenzioni, sicuramente non si tratta di un pericolo immediato. Così immediato che gli Stati Uniti hanno già pronto un piano dettagliato d’intervento. Il Pentagono avrebbe già stilato una lista di circa duemila obiettivi da colpire. Bush starebbe avviando un’escalation politica in questi mesi per giustificare l’intervendo, esasperando le tensioni. C’è addirittura chi prevede il peggio: non un’operazione chirurgica ma un attacco totale, sul tipo dell’operazione “Shock and Fright” con cui è partita la guerra in Iraq: cioè i bombardamenti a tappeto per distruggere l’esercito iraniano, forse in questo caso senza l’invasione successiva ma solo per dimostrare chi è il più forte.
A nulla è valsa la lezione. La grande paura di una nuova, devastante guerra nasce dalle coincidenze. Allora il pretesto erano le armi di distruzione di massa mai trovate, adesso una bomba atomica che non esiste. La stessa Aiea ha confermato che lo scopo del nucleare iraniano non è militare. Ma niente, l’Iran va attaccato. Non ci vogliono grandi esperti per capire che Bush ha un anno di tempo per rifarsi e spera con Teheran di cancellare Baghdad. Accusa Ahmadinejad di appoggiare il terrorismo ma dimentica la storia. Per dieci anni ha affiancato Saddam per mettere un muro davanti al regime degli ayatollah. Che fa? Toglie Saddam e adesso scopre che la via dei fondamentalisti è aperta. E allora deve andare là a rimettere un tappo senza sapere che metà del popolo iraniano non è con il presidente. Ho parlato con studenti e studentesse (a volto scoperto) all’università di Teheran e vogliono il cambiamento, uscire dal medioevo culturale. Se Bush facesse l’errore di toccare solo con un dito l’Iran ad Ahmadinejad non sembrerebbe vero di diventare il leader della guerra santa.
Basterebbe ragionare ma il problema vero è la statura politica dei due. Il presidente iraniano è un grande giocatore di scacchi, seguendo un’antichissima tradizione persiana, Bush è un cow-boy modesto giocatore di poker. Non riesce a capire il bluff di questo piccoletto finto contadino che invece ha due lauree (una in fisica nucleare, guarda caso) che parla anche l’italiano ma fa finta di non capirlo, che attacca Israele solo per provocare perché sa che il punto cruciale è quello. Solo che adesso frena perché ha capito che quello non sa giocare a carte. Parole, Ahmadinejad ha usato finora solo parole: politica. Bush non vede l’ora di mostrare i muscoli.

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